07 Mar 2018

Blockchain, rivoluzione in atto in tutti i settori di business

Opportunità di business da Blockchain e nuove tecnologie secondo InformAmuse.

Blockchain technology, rivoluzione in ogni settore

Da alcuni mesi InformAmuse, il suo Board e lo staff tecnico, ha avviato al suo interno un vero e proprio brain storming professionale sul tema principale del mondo della Blockchain per comprendere come questa tecnologia può influenzare il business ICT attuale e futuro e per avere un quadro completo da diversi punti di vista: economico, commerciale, tecnologico.

La cornice di questo lavoro si inserisce in una implementazione delle attività di business di InformAmuse nel campo del Fintech organizzando a Palermo un forum, di due giorni, sulla nuova normativa PSD2 con un primario consulente nazionale il Dott. Roberto Garavaglia, su cui si è posta l’attenzione su tutte le evoluzioni che questa nuova regolamentazione porterà nel mercato europeo dei pagamenti elettronici e non solo anche sotto la lente della Blockchain.

Per parlare di Blockchain è necessario e utile fare qualche riferimento al “recente” passato tecnologico. Nel 1993, agli albori di Internet, comparì il primo BROWSER MOSAIC (NETSCAPE) e il CSR4, (il Centro di Ricerca Superiore della Sardegna), creò il primo sito web italiano nonché il secondo in Europa. All’epoca nessuno avrebbe mai pensato quale poteva essere la forza dirompente (disruptive) di quello che si stava affermando nel campo ICT. In quel periodo nessuno, tranne pochissimi visionari, avrebbe mai potuto prevedere quello che di lì agli anni futuri si sarebbe sviluppato in nuovi modelli di business e di sviluppo sociale determinato da un nuovo protocollo di comunicazione insieme ad una interfaccia di accesso semplificata sui PC. Oggi dopo questa tumultuosa galoppata tecnologica si è arrivati al periodo storico dei Social Network (nel 2004) e l’impatto anche in questo caso è stato dirompente per il nuovo numero di utenti attivi ogni mese su Facebook o su altri Social Network come Instagram, Twtter, Linkedin, ecc.

Con la tecnologia Blockchain siamo arrivati esattamente allo stesso punto di “rottura”, determinata dall’emergere di una chiara esigenza di potere disintermediare, semplificare, dare sicurezza e affidabilità a molti processi e in molti campi della vita di ognuno di noi; proprio dal basso si sta affermando sempre più in maniera invasiva questa tecnologia che diventa abilitante per molti nuovi e innovativi modelli di business.

Anche in questo caso, la blockchain technology nasce in maniera embrionale e “casuale” grazie alla nascita della criptovaluta bitcoin. Quest’ultima è una moneta elettronica nata in maniera “misteriosa” nel 2009 ad opera di un certo Signore Satoshi Nakamoto (oramai diventato famoso in tutto il mondo anche se molti dubbi esistono sulla sua vera identità) che permette lo scambio di denaro (o meglio di un “asset”) virtuale in modalità peer2peer (da persona a persona) tra dei singoli nodi della rete, tra tutti coloro che hanno un cosiddetto indirizzo/wallet BITCOIN. Questa può essere definita una valuta “reale” in quanto permette di essere cambiata con altre valute e la sua economia oggi vale oltre 1,5 miliardi USD.

La blockchain, tradotto in maniera testuale, catena di blocchi, è la tecnologia alla base del bitcoin e che permette di rendere certificati, indelebili ed immodificabili le transazioni in criptovaluta grazie alla fondamentale base dati distribuita (chiamata LEDGER) distribuita e replicata in tempo reale su tutti i nodi della rete, costituita da singoli blocchi di informazione crittografata; ogni “blocco” di dati è legato inscindibilmente a quelli precedenti per cui diventa impossibile la manomissione delle stesse informazioni presenti su tutti i registri.

Il forte impatto che si è riscontrato, riguarda la grande onda mediatica che si è sviluppata intorno alla BLOCKCHAIN grazie anche all’interesse destato dalla moneta bitcoin; prova ne è che nell’ultimo Natale 2017 l’argomento forse più discusso nelle famiglie era se qualcuno avesse o no acquistato BITCOIN! Una moda secondo alcuni/tanti esperti perché tra BITCOIN e BLOCKCHAIN esiste un vincolo imprescindibile che non permette una separazione dei due termini e tanto meno delle due tecnologie. Per fare un paragone, è come se volessimo affermare che è possibile avere il WEB senza la rete INTERNET.
L’errore più comune è quello di volere relegare il concetto di BLOCKCHAIN all’interno di paradigmi tradizionali non più da considerare. Infatti la catena BLOCKCHAIN prescinde, o meglio incorpora, i concetti di “fiducia” “sicurezza” “immutabilità dei dati”. Questi punti fondamentali sono alla base di innumerevoli processi e attività della nostra moderna economia e vita sociale.

Pensiamo, per esempio alle attività notarili, relativamente alla certificazione, agli enti centrali che “garantiscono” le identità dei singoli soggetti e le transazioni. Questa nuova tecnologia certifica in automatico i soggetti della transazione, li rende immuni da ogni possibile manomissione e, per questo, inviolabili e ne garantisce la transazione stessa e del diritto del soggetto A rispetto al soggetto B. Il tutto viene poi cristallizzato/memorizzato all’interno della catena in cui i blocchi precedenti e successivi replicano le informazioni di partenza e di arrivo e sono replicati su vari NODI della stessa rete. Uno schema inattaccabile.

In questo momento, tante le ipotesi di utilizzo e/o di sviluppo, alcuni ipotizzano di integrare la tecnologia BLOCKCHAIN dentro meccanismi fiduciari. In questo caso è come utilizzare una macchina da corsa all’interno di un piccolo condominio. E’ un paradosso molto evidente!

Per essere più espliciti condividendo il pensiero di molti esperti, il BITCOIN è il carburante, il petrolio che muove la tecnologia, mentre BLOCKCHAIN è l’infrastruttura il motore che muove tutta l’industria che ne permette l’utilizzo. L’una senza l’altra non può esistere. Infatti la Blockchain va a braccetto con la valuta che ne determina l’esistenza della singola transazione anche se la transazione potrebbe in alcuni casi avere il valore zero.

Ma in alcuni casi questo assunto viene messo in discussione. Alcuni, vedono nella tecnologia Blockchain un fattore abilitante per:

  • Ridurre i costi
  • Ridurre i tempi
  • Aumentare la sicurezza e l’efficienza

delle transazioni economiche (es. Pagamento di servizi, trasferimento di asset, identità digitale, ecc.) il vantaggio principale deriva proprio dalla decentralizzazione dei punti di controllo che, in uno schema tradizionale si appoggiano su enti diversi, mentre nella catena a blocchi ogni punto diventa esse stesso l’insieme di tutti gli altri, inglobando la copia delle informazioni distribuite.
I punti principali del nuovo processo diventano quindi:

  • La duplicazione dei dati sui vari peer del network attraverso i ledger (registri) distribuiti;
  • Il consenso che certifica che ogni blocco/catena è “VERO”;
  • La visibilità differenziata dei dati in base al profilo dell’utente (ognuno vede solo ciò che può vedere);
  • La crittografia come base per la protezione dei dati.

Quello che emerge è che non si utilizzerà un LEDGER “unico” e “globale” ma tanti network privati all’interno dei quali poter avere le transazioni certificate dalla blockchain e regolate dal network stesso (es. blockchain per le transazioni finanziarie o assicurative, per la PA, per Consorzi, ecc.).

Nel futuro la storia ci dirà meglio quali saranno le direttrici su cui si saranno mossi il mercato, le autorità, i Governi, l’Industria, il Commercio. Entrando nello specifico del concetto di Sistemi Distribuiti, si è fatta un po’ di chiarezza sulle varianti che esistono o che sono esistite in passato di database distribuiti. Emerge che ogni fattispecie ha i suoi pro e i suoi contro. Da una analisi puntuale si è notato che si è passati nel tempo da database locali alle Blocklists aperte o chiuse fino alle Blockchain basate sul consenso e poi a quelle Trustless.

Non si può non trattare anche il fenomeno Hyperledger Project della Linux Foundation che vede tra i suoi protagonisti IBM, come premier contributor, e NttData come general contributor. Questo progetto ha lo scopo di implementare la tecnologia allo scopo di creare una piattaforma aperta (open source) valida per tutti i settori, sulla quale poi possono essere sviluppate nuove e interessanti applicazioni e modelli di business.

Dalle evidenze dei media emerge evidente come tutti i big del settore ICT si muovano per garantire infrastrutture strategicamente all’avanguardia su cui poi le aziende possono fare sviluppo attraverso l’utilizzo di API (application program interface). Questo consente da una parte di semplificare l’accesso alla tecnologia e, dall’altra di fare concentrare gli sforzi di sviluppo solo client side in un’ottica di business.

Si è pensato a quali business e usi fare con la blockchain oltre le transazioni monetarie:

  • per le Assicurazioni, ad esempio, l’utilizzo di smartContract con l’integrazione di regole automatiche agganciate ai dati pubblici permette automaticamente l’attivazione del rimborso assicurativo con un risparmio dei costi di backoffice e con l’aumento della soddisfazione del cliente;
  • per la certificazione dei diritti, il ledger potrà memorizzare la paternità di un’opera di ingegno e diventare il repository attraverso il quale verificare eventuali violazioni del copyright,
  • per la supplychain potrà certificare i passaggi dei prodotti all’interno di ogni filiera e così via.

Ovviamente c’è grande attesa e aspettativa per tutto il comparto della finanza e/o meglio del fintech che vedrà una importante rivoluzione dei modelli di business attraverso l’integrazione della tecnologia Blockchain e anche IoT (internet of things). L’universo Blockchain non attrae solo per l’aspetto meramente tecnologico. Infatti le potenzialità di questa tecnologia sono enormi e tutto il mondo delle società di Venture Capital hanno acceso i loro riflettori per raccogliere le enormi potenzialità di business. L’interesse sull’argomento da un punto di vista mediatico sta aumentando in maniera notevole e negli ultimi anni sono state lanciate parecchie testate online sull’argomento. Le principali istituzioni finanziarie (come Banca d’Italia) e non finanziarie hanno iniziato a investire ed occuparsi nei servizi basati sulla Blockchain. Secondo un indagine di FTI Consulting ben il 70% delle istituzioni finanziarie pensa che la Blockchain impatterà positivamente il proprio business.

Marco DI MARCO
InformAmuse S.r.l.
#FintechEvolutions