04 Giu 2015

M’AMa – L’intervista

Questa mia terra m’ama e io ricambio. Il folle progetto nato dall'incontro tra la storia dell'arte e l'informatica

Nasce dall’attenta osservazione del territorio delle Madonie, e delle peculiarità che lo caratterizzano, l’idea di rendere tutto il patrimonio artistico virtualmente accessibile, su dispositivi mobile e web.  Un hinterland palermitano con grandi potenzialità, costellato da tante piccole perle preziose, perlopiù nascoste, inaccessibili, oppure sconosciute ai normali itinerari turistici.

L’idea ambiziosa di M’AMa, ovvero il Museo delle Arti nelle Madonie, germoglia progressivamente nella mente creativa di chi quel territorio lo conosce molto bene: l’artista Angela Sottile. Lei è definita  in una intervista per Tanguy come “... un’artista dalle poliedriche attuazioni creative”, e si sa quanto siano tenaci i castelbuonesi, le idee devono prendere corpo, altrimenti non c’è gusto! Quella visione adesso comincia a muovere i primi passi, concreti, verso la sua reale attuazione. Una parte del complesso progetto del Museo delle Arti nelle Madonie ha infatti raggiunto un primo importante obiettivo: ottenere l’accesso alla fase A d’accellerazione di Soul-Fi.

Un’avventura stimolante da tanti punti di vista che vorremmo ripercorrere però sin dall’inizio, con i protagonisti che ne faranno parte: Eleonora, Angela, Giuseppe e Dario, a cominciare proprio da lei, il nucleo creativo che ha disegnato l’idea: Angela.

 

L’INTERVISTA:

Qual è stato il primo input che ha generato l’idea M’AMa?

ANGELA : Tutto ha avuto inizio con le lezioni di Informatica per la Storia dell’Arte, tenute dal professore Salvatore Sorce, una delle prime materie sostenute al corso di Laurea Magistrale in (per l’appunto) Storia dell’Arte.

Tra colleghi che si chiedevano a cosa servisse studiare informatica in un percorso di studi umanistici e altri che a lezione guardavano le slide come l’ultimo best seller di fantascienza, c'ero anche io, che ne percepivo le potenzialità.

Il professore chiedeva un elaborato finale che fosse un' ipotesi su come far sposare l’informatica e l’arte. Io presentai M’AMa! Avevo già immaginato tutto: conosco molto bene la realtà storico artistica delle Madonie e l’idea di un museo virtuale è venuta un po’ da sé. Da subito le linee principali sono state chiare:

- interesse per le opere non fruibili,
- l’idea di un approccio alla conoscenza per collegamenti e confronti,
- di percorsi personalizzati in cui l’interesse del fruitore è in primo piano
- e di un museo vero e proprio, con mostre temporanee e attività di ricerca e didattiche,
- oltre che il suo essere pensato per diversi dispositivi.

M’AMa sono state le prime (e ultime) 40 ore senza sonno della mia vita universitaria.

M’AMa ha avuto modo, quindi, di prendere forma in altre fasi del tuo percorso universitario?

ANGELA: Si. Sostenuta la materia, di concerto con il professore abbiamo deciso che M'AMa sarebbe stata la mia tesi di laurea e che avrei potuto fare anche un tirocinio ad InformAmuse, per portare avanti la progettazione.
C'era solo un problema: mancavano all'appello una dozzina di esami da sostenere e due anni di lezioni ancora da seguire!

M’AMa, però, è cresciuto con me in quei due anni e l'idea si è arricchita man mano che si potenziavano le mie conoscenze. In linea con questo interesse, ho seguito un altro corso d'informatica, scoprendo solo dopo che a condurlo era un altro professore, Antonio Gentile, socio fondatore di InformAmuse.
Insomma, questo matrimonio si doveva fare!

 

M’AMa si presenta come un’idea innovativa e strutturata secondo varie declinazioni del suo acronimo, sono quattro parole chiave: M’AMalinks, M’AMyway,  M’AMaround e M’AMa3d.
Vuoi illustrare cosa sono?

ANGELA: L’idea di base è che abbiamo una costellazione di opere intorno a noi e il territorio delle Madonie è particolarmente ricco e omogeneo da questo punto di vista.

Quante di queste opere sono realmente fruibili?
Quante sono adeguatamente accessibili a livello di conoscenza e di comprensione?

Ben poco se si pensa che molti beni sono custoditi all’interno di chiese o palazzi spesso chiusi o comunque non valorizzati. M’AMa è pensato ed articolato per tre tipologie di fruizione, corrispondenti ai dispositivi per i quali è diversificato:
- desktop: con il sito "sede del museo";
- smartphone e tablet, con un'app che li trasforma in navigatori satellitari alla scoperta dei monumenti e dei tesori delle Madonie;
- installazioni multimediali inserite in diversi siti culturali, con la presentazione di mostre tematiche in 3d.

Veniamo dunque alle parole chiave:
- i M’AMalinks sono dei collegamenti consigliati che permettono di navigare all’interno della collezione permanente. Si basano sull’assioma che ogni opera è confrontabile con un’altra, o altre, assimilate per artista, committenza, iconografia o aspetti di altra natura.
- M’AMyway è un generatore di percorsi per visitare realmente il territorio delle Madonie. I percorsi vengono costruiti sulle necessità e sui gusti dell’utente
- Sempre sulla localizzazione GPS si basa M’Amaround. Permette di individuare i monumenti nelle vicinanze dell’utente stimolandone l’interesse attraverso l’invio di notifiche (push) con informazioni e curiosità.
- i M’AMa3d, infine, sono delle mostre temporanee vere e proprie, come quelle che si vedono in tutti i musei in carne ed ossa. Queste però sono in 3d, pensate non solo per la fruizione da dispositivo desktop/mobile ma anche e soprattutto in apposite installazioni all’interno dei siti culturali. Le mostre M’AMa sono allestimenti per lo più impossibili nella realtà che coinvolgono opere d’arte dislocate, “immobili” o non fruibili, ricostruite mediante modellazione 3d e inserite in un percorso che permette, oltre alla manipolazione, l’accesso a contenuti extra interattivi e coinvolgenti.

Museo delle arti nelle madonie

Hai curato attualmente anche il concept del logo, puoi raccontarcelo?

ANGELA : Oltre ad essere un acronimo, M’AMa richiama immediatamente il m’ama non m’ama che le bambine usano ripetere staccando i petali dalle margherite: l’atto stesso di staccare i petali per avere una risposta o per collezionarli è un riferimento diretto a questo processo di apprendimento delle conoscenze, di arricchimento del patrimonio personale. Dare risposte, soddisfare la curiosità è uno dei principali scopi che un museo, un’istituzione culturale, uno studioso dovrebbe fare.
Il petalo, dunque, come parte di un tutto, pezzetto di conoscenza, è il simbolo di questo museo.
Il petalo, inoltre, richiamata indirettamente l’abbondanza vegetativa, ed inserito in posizione verticale tra la prima M e la A, oltre che configurarsi come accento, richiama anche le icone degli indicatori di luogo utilizzati nelle mappe online, anticipando una delle funzioni del M’AMa che è quella della localizzazione del patrimonio artistico.

La varietà dei contenuti è sottolineata dal plurale utilizzato nel nome stesso del museo: un museo delle arti, non dell’arte, proprio perché tante, diverse, multisfaccettate.

Il riferimento al territorio delle Madonie è costante nell’identità visiva: le lettere del logo, unite tra loro in un unico segno grafico, con i loro vertici spigolosi, richiamano immediatamente le vette dei monti madoniti.

L’utilizzo del giallo e del blu richiama i colori della nostra terra: il blu del mare e del cielo, il giallo del sole, delle acetoselle e del grano.

Un ultimo velato riferimento è legato al nome stesso del Museo, perchè M’AMa istintivamente richiama la mamma: una grande madre, la nostra terra, da cui nasciamo, nel cui grembo cresciamo, tra le cui braccia ci sentiamo protetti. Una terra a cui siamo legati da quel cordone ombelicale trasparente di cui spesso non ci rendiamo conto ma che, inconsciamente, ci tiene qui, tra questi monti, fisicamente o col pensiero.
Questa mia terra m’ama e io ricambio.